Sotto il Cielo di Brisighella
Forse altezzosa, certo guardiana, domina il borgo e domina il passante, rugosa e bella come antica quercia.
Ignaro il Tempo s'illude di sostare, lei a dispetto esibisce ore, sferza incessante le lancette, canta imperterrita costanti scatti di trattenuta ferocia.
E' sigillo di quell'Uomo che ha plasmato dirupi, conformato a sè fianchi scoscesi, con la stessa pazienza di quando ha modellato l'argilla, di quando poi l'ha essiccata, cotta, smaltata e a suo capriccio decorata.
Proprio qui ha chiamato Arte la ceramica, ha ammonito il Tempo, ha ricamato l'arduo monte.
Proprio qui, l'Uomo.

Restano sigilli le stradine furtive, sottili come lingue antiche, che deliziose si incespicano, si strozzano, poi spaziano, costeggiano casette, palazzine, caseggiati, chiese e colori, arancioni e gialli, vivi e caldi.
Liberare il pensiero è involontario, ti sfugge veloce e più non lo riacchiappi, procedi senza meta, ma ti illudi.
In realtà è un percorso già segnato, giungi a valle, forse sali al colle - Eccolo! - lo riprendi, volteggiava ubriaco del sapore antico di un borgo ancora vivo.
E' così facile immergersi in questo inebriante vuoto di emozioni, stracolmo di sopite nostalgie, custodito da un torrione senza più soldati, governato da un palazzo senza più un re.

E' qui, sotto un cielo di panna e perla, dove mi smarrisco sbigottita e lieta, che finalmente
assaporo
il tanto anelato
"non pensare a niente".