giovedì 25 ottobre 2007

Abbandono

Ancora adesso, a distanza di anni, quando giunge questo periodo dell'anno, fatico.

E' un periodo dell'anno che profuma di abbandono.
Di certezze donate e poi rapite.

E' un periodo dell'anno che ha il colore di una principessa triste.

abbandonoUna principessa che possedeva un cuore vuoto, spoglio come gli alberi in inverno.
Dominato dal freddo era quel piccolo cuore, ma lei non comprendeva.

Il freddo non si percepisce del tutto
finché qualcuno
non viene a posarti
una coperta sulle spalle.

Tremava spesso la principessa, ma non sapeva di tremare.

Poi un giorno, qualcuno le portò in dono un po di tepore.
Glielo donò con un sorriso, uno sguardo disarmato, caldo come pioggia d'estate.

Quando smise di tremare, la principessa ebbe paura.
Paura per aver provato un sollievo così grande e sconvolgente, temeva di non poter più viver senza.

Per non perdere il suo Eroe in un giorno lontano, tentò di scacciarlo in fretta.
Ma lui non demordeva, tentava, con tenera pazienza, di donare una vera favola alla sua principessa.

Incapace di abbandonarsi a quell'incanto, lei ancora e ancora lo respingeva.
Giocava crudele con il bisogno che l'Eroe aveva di lei. Si mostrava fiera e superba, come se nulla le servisse.
Si mostrava fiera e superba, ma tentava disperatamente di credere e cadere arresa.
Ingenuamente assorbiva tutto il calore che poteva, sventrava le certezze di quello sguardo disarmato, lo svuotava di se stesso, quello sguardo caldo come pioggia d'estate. Ondeggiava sul valico, tirandosi via non appena lui la sfiorava.

L'Eroe pagò la colpa di aver scambiato il freddo cuore della Principessa per una giornata di Primavera.
Di aver amato il suo profumo e di aver cercato in lei una luce che, forse, non c'era.
Era inadeguata, incapace di essere amata.

Il giorno in cui lui si arrese, la principessa, con distaccò lo salutò.

Chiuse gli occhi per riaprirli sulla sua solitudine.
E finse di non sentire il freddo che implacabile tornava.

Non più sostenuta, curata, amata, triste più di prima, sapeva che in fondo nell'Eroe aveva creduto. Sprofondò nel silenzio, portando nel cuore parole e promesse dimenticate.

Posar una coperta sulle spalle di chi trema
lasciar assaporare il gusto del tiepido contatto.
Poi andar via, con la coperta e tutto il resto.
Si lascia nudità, spoglia più di prima.
E fa più freddo ancora.

In quell'ostinazione, in quel mondo vivo, colorato, di fiori e di risate che lui le aveva costruito, in quel mondo, inconsciamente, era scivolata. E in fondo, in quello sguardo disarmato, si era abbandonata. Ma l'Eroe non lo sapeva e saperlo non potrà mai .

Da quel giorno la principessa, non sarebbe più stata la principessa di nessuno, nemmeno di se stessa.

Dalle soffici parole di un Eroe non si sarebbe più fatta ricoprire, in uno sguardo disarmato e caldo come pioggia d'estate non avrebbe più creduto. Pensò.

Perché era inadeguata, incapace di essere amata.

Scioccamente pensò.

E questo periodo dell'anno profuma ancora di quell'abbandono.
Non dimenticato.
Perché è vero che nelle favole accadono tanti eventi, tanti incontri ed entrano in scena tanti personaggi.

Ma di Eroi, veri, che sfidan il buio per salvare una principessa triste e senza lacrime, ce ne sono pochi.

E non possono essere scordati dopo che dal sonno e dal torpore han risvegliato un cuore.

Questo Eroe in fondo, ha insegnato alla principessa il tepore, il colore di un fiore, il senso di necessità, la leggerezza di una lacrima preziosa, come l'amore possa esser bello e come perderlo possa esser triste, come arrendersi possa esser dolce e come scappare possa esser sciocco.

Ed è anche grazie a quell'Eroe, amareggiato e arreso, che le sue stesse parole cancellò in un soffio, se oggi in altre parole la principessa crede.

Quando di nuovo percepì il tepore, la paura dell'abbandono fu più forte di ogni timore.
Inadeguata, ma si lasciò cadere. Chiuse gli occhi per non vedere.

Nel riaprirli, questa volta, non fu sola.

4 commenti:

  1. si, esistono delle persone che restano dentro di noi per sempre, che in qualche modo, volenti o meno, sono riuscite a cambiarci in meglio.
    magari anche rimettendoci in prima persona.
    io resto ancorato ancora oggi al ricordo di una donna che mi ha aiutato più di quanto lei possa immaginare: solo che, come credo nel tuo caso, i frutti del suo lavoro sono emersi dopo e lei non ne ha goduto. non ne ha goduto nemmeno il tuo vecchio eroe, ma evidentemente, non eravamo destinati a quelle due persone.

    conserviamo questi ricordi e il buono che ci hanno lasciato.
    con la consapevolezza che tutto il nostro passato, ogni evento, bello o terribile nel suo dolore, ci hanno portati ad essere ciò che siamo oggi.
    ci hanno preparati per saper vivere ciò che adesso abbiamo innanzi.

    un abbraccio sentito,
    F.G.

    RispondiElimina
  2. del resto tutte le persone che troviamo sul nostro cammino e con le quali percorriamo insieme un tratto di strada, lasciano un segno dentro di noi..

    hai ragione F.
    sono d'accordo con ciò che dici..

    e grazie ancora un volta per le tue parole ;)

    RispondiElimina
  3. ciao.
    per ora un commento "superficiale"...siamo coetanei di blog e probabilmente conterranei, anche se vivo a milano da sempre, purtroppo...ti leggerò con calma. ti ho trovata tramite quel fantastico blog "Placida signora"...stai bene sempre. un abbraccio.

    RispondiElimina
  4. grazie per esser passato di qua, bonaventura.
    anche a me è capitato spesso di scovare nuovi blog grazie alla nostra Placida Signora.
    non sò se siam conterranei, però "coetanei di blog" non ne avevo ancora trovati ^_^

    un saluto

    ricembierò con piacere la visita.

    RispondiElimina