giovedì 29 maggio 2008

Strade....

Succede che mentre percorri serenamente un sentiero, all'improvviso qualcuno ti chiama per indicartene un altro.
Basta un'occhiata svelta per notare come quello nuovo sia decisamente attraente.
Solo una persona poco perspicace potrebbe non coglierne il fascino, la sicurezza e il vasto orizzonte.

SentieroPerò su quello vecchio crescevano alberi di ciliegio e gli uccellini sorridevano cinguettando.
I rami frondosi proteggevano dal troppo sole, lasciando filtrare dolce brezza.
Era bello passeggiare in quella stradina, anche perché tutti i compagni di viaggio incontrati eran gioviali e affettuosi; dai pericoli del cammino e dagli sbalzi del terreno ti proteggevano con discrezione.

Ma il nuovo sentiero prometteva un vasto orizzonte.
E non servivano compagni di viaggio protettivi, perché la strada era piana e senza ostacolo alcuno.

Succede che ti ritrovi a dover scegliere se cambiare strada o restare.
Lo sai bene che ogni treno che passa va preso, che la vita è un costante mutamento e che i veri compagni di viaggio sono con te anche se ti trovi altrove.

Eppure, lasciare il sentiero degli alberi di ciliegio, è terribilmente straziante.

e il cuore si frantuma come onda sugli scogli

Tramonto d'onde sulle rocce

Come può uno scoglio
arginare il mare
anche se non voglio
torno già a volare.
Le distese azzurre
e le verdi terre.
Le discese ardite
e le risalite
su nel cielo aperto
e poi giù il deserto
e poi ancora in alto
con un grande salto.


(Io Vorrei...Non Vorrei...Ma se Vuoi - Battisti/Mogol)

giovedì 22 maggio 2008

Un anno di Blog

E' trascorso un anno da quando scrissi le prime parole in questo blog che ancora oggi amo chiamare il mio giardino.

Un anno in cui un cuore di crisalide ha provato il volo di farfalla.

Nel maggio scorso mi sembrava di attraversare una foresta scura e piena di rovi, dove ogni passo corrispondeva ad un nuovo graffio, senza dolore però, solo il sangue scendeva.

Precipitavo indolente nel cuore di questa selva incolta, speravo infine di trovarmi, di afferrarmi e obbligarmi ad una scelta. Lasciar procedere il passo o tornare indietro?
Il mio cuore traboccava di nostalgia malata verso la casa natia.
Mi sentivo in bilico, sul punto più alto di un valico. Camminavo dritta, avanti a me, mai a destra e ne a sinistra, appassivo e rifiorivo in un soffio di vento, incessantemente, non sapevo alzarmi del tutto e nemmeno cadere fino a toccare il fondo.
Procedevo attirata dal silenzio del nulla, il mio corpo ubriaco di sonno anelava ad un sogno.

Ma tutto muta col tempo. Lo so e lo sapevo.
Cambia la vita delle persone al mio fianco, cambia la mia.
Un abbraccio insicuro diventa forte come roccia, un argine si disfa, una corsa verso il mare, una partenza che oggi è un ritorno, qualcuno che affonda, qualcuno che scala montagne, chi avvizzisce, chi si innalza, chi più non si muove.
Attorno a vortici di emozione danzo e tremo, oggi come ieri e come domani.

E' stato un inverno caldo quello del 2007; caldo era il vento che soffiava e caldo il sole di gennaio, calda l'aria primaverile, scottante quella di maggio. E a maggio, ricordo, bruciavo anche io di insicurezze e paure, con i capelli aggrovigliati dalle troppe carezze e l'orecchio ad ascoltarti il cuore.

E' passato un anno da quando sono entrata in questo giardino per guardare la luna. Tu invece ci sei entrato senza volerlo: ti ho condotto qui attraverso parole nate nel cuore della notte.

Mi hai tenuto compagnia anche quando non eri presente.

Sei qui anche adesso, mentre celebro un anno di vita e colori, per sorreggermi dalle vertigini e porgermi sfumature mancanti.

giovedì 15 maggio 2008

una Notte

Dormivi.
All'improvviso il dolore ti si è piantato nel petto.
Un sobbalzo sul letto, silenzio, una tortura straziante che trafigge ancora e ancora.

Sconcertato, in preda al panico, in balia di un malore sconosciuto, con il corpo che duole improvviso e feroce, con l'angoscia che cresce perché in casa non c'è nessuno e non arrivi nemmeno al telefono... Istanti eterni trascorrono, mentre un'ombra invisibile ti schiaccia.

E' poi succede, inevitabile.

Non hai avuto il tempo di fermare il pensiero che hai già immaginato la tua morte.
Con una lucidità pazzesca, senza senso.
Li vedi il giorno dopo mentre ti cercano, provano a telefonarti, arrivano a casa tua, aprono la porta.
Immagini le reazioni di chi riceverà la notizia, per telefono, perché son tutti lontani; dove un grido, dove un silenzio, frasi di circostanza per alcuni, un dolore indicibile per altri.

Stranamente, questo pensiero, ti porta sollievo.
Si, sei giovane, la voglia di vivere non manca, ma l'idea della morte diventa accettabile finché sei sicuro che qualcuno piangerà per te.

Una fitta più profonda delle altre ti strappa via dal torpore suscitato da questo egoismo consolatorio, il dolore è sempre lì, che batte e sbatte, nel petto, nel braccio, il cuore pulsa così velocemente che lo senti materialmente infilato nella gola.
E' insopportabile.
Trovi la forza.
Arrivi al telefono e chiami.