lunedì 23 luglio 2007

Racconti Randagi

Sul web capita spesso di imbattersi in parole scritte che formano racconti.
Spesso questi racconti nascono e si sviluppano nei blog.
A volte vengono suddivisi in post brevi ed intensi, pubblicati a puntate, senza scandenze precise.
Altre volte invece l'autore non segue per nulla il "ritmo" della scrittura digitale e inserisce il suo racconto tutto intero, in un unico blocco, dove capitolo segue capitolo.

Succede che molti di questi racconti siano belli e avvincenti.
E che magari il blogger che scrive è mosso dalla pura passione, procede senza troppe aspettative, solo perchè ha voglia di scrivere e di farsi leggere dal primo navigante che incrocia.

Nei meandri della rete molti di questi racconti si perdono.

Alcune volte, quando gli autori o quando il pubblico di lettori virtuali lo desidera, questi racconti vengono promossi, diffusi, raccolti in e-book, pubblicati su riviste online, stampati anche sul cartaceo.

Gli autori tendono a spingere quelli che ritengono i loro racconti migliori, le loro punte di diamante, le parole perfette. Generalmente i lettori e gli editori virtuali cercano questi racconti ritenuti più belli.

Generalmente, ma non sempre.

Randagi (i racconti che i bloggers amano), è una iniziativa volta a raccogliere in e-book alcuni dei racconti sparsi tra i grovigli della blogsfera.

Ciò che colpisce, che mi colpisce, è l'unica condizione necessaria per poter inviare i racconti alla redazione.

Assunta Altieri, dal suo Cassetto delle idee libere, puntualizza:
deve trattarsi di un racconto al quale siete particolarmente legati e sono così invadente da voler sapere perché.


Ammetto che mi piace, molto.
Randagi pubblicherà tre racconti per volta. Tre racconti che sono lì perchè sono amati dai loro autori, non perchè rappresentino le loro migliori produzioni, i loro fiori all'occhiello, quelli pregiati, con cui desiderano farsi conoscere.

Sono lì perchè coloro che li hanno scritti hanno provato e provano affetto profondo per questi scritti, avvertono e non scordano l'appartenenza viscerale di questi pezzi al loro essere.

Segnalati perchè amati.

E lo trovo stupendo.

La prima edizione di Randagi è scaricabile dal blog sopracitato.




*Ringrazio Gloutchov per la segnalazione.

lunedì 16 luglio 2007

La fioraia - Intro

racconto

Il sole sta calando, rosso, infuocato, ardente di passione per ogni pezzetto di mondo che lambisce, ultima carezza del giorno, poi il saluto e l'abbandono, domani il ritorno.
E' geloso fino all'inverosimile di ogni angolo di questo pianeta, ne ama i profumi portati dal vento, ne brama i colori intensi, quell'azzurro così fresco, il verde gioioso delle foreste e il bianco accecante dei ghiacciai.. proprio i ghiacciai con il loro candore lo inebriano a tal punto che non smetterebbe mai di guardarli, su di loro si trattiene per mesi senza concedere il conforto della notte.
Eccolo, adesso, mentre scivola via, lascivo e sofferente, insinuandosi smanioso tra i rami degli alberi un'ultima volta, come chi non ha la forza di lasciare il corpo dell'amato dopo una notte d'amore.


La solita tovaglia a quadri rossi e bianchi.
Il vapore sbuffeggiò in tondeggianti nuvolette appena lui scostò il coperchio.
"Sai - incominciò una voce di donna mentre nel frattempo mani di donna afferravano risolute un tegame bollente; sono dita che non possiedono quasi più sensibilità al dolore, nonostante abbia mani gentili di forma e d'aspetto, delicate nello sfiorare - oggi in negozio mi è successa una cosa... che definirei.. strana"
"Cosa tesoro?" - era già seduto, versò il vino nei bicchieri mentre lei sporzionava nei piatti.
"Un cliente nuovo.. una persona normalissima.. anche molto bello direi.. sui trent'anni... - raccontava lentamente, distratta, ma presto il tegame finì nel lavello e si sedette al solito posto - dicevo, è entrato in negozio, ha osservato tutti i fiori, li ha odorati, sfiorati, per un bel pò sai?"
"Non vedo cosa ci sia di strano.. magari era solo un pò indeciso"
"Bhe, fammi finire di raccontare - portò in bocca un primo boccone - e comunque buon appetito"
"Anche a te. Poi che ha fatto?"
"mmm... dopo aver girato per quasi un'oretta senza prendermi minimamente in considerazione, e dopo essersi soffermato con aria perplessa di fronte ad ogni fiore, si avvicina.. e mi chiede:
Gentile Signora, che fiore mi consiglierebbe per festeggiare un tradimento?"
"Ma dai! ma esiste un fiore simile?"
"Bhe..i fiori parlano! è un pò troppo salato forse, non ti pare?"
"No, per me è ottimo, ho capito che i fiori parlano, ma mica festeggiano i tradimenti.. o no?"
"Effettivamente ti dirò che non ho saputo rispondergli. Il fiore del tradimento è il fiore del sambuco, ma non credo serva per festeggiarli, vuoi altro formaggio?"
"No, non ti preoccupare, quindi?"
"Quindi cosa?"
"Che fiore ha preso?"
"Il sambuco! ha detto che ci avrebbe aggiunto dello champagne..." - portò alla bocca il vino, un pò seccata.
"Che ti prende adesso?" - lui sorrise ironico
"A cosa ti serve sapere di che fiore si trattasse?"
"Adesso non mi serve, ma non si sa mai. Devo imparare questi linguaggi dei fiori, a volte sei così impegnata che non riesco manco a parlarti..se però ti faccio trovare il fiore giusto, eheheh"
"...."
"Dai, non fare quella faccia - rise lui, bonariamente. Sapeva già che lei fingeva una stizza che non aveva.
E' il gioco della parti. E' bello fare le gelose. E' bello fingersi offese. In genere lui le sfiora la guancia con la mano e la rassicura, inutilmente dato che non c'è vera necessità, ma è ugualmente bello.
Come quando lui finge che il pasto presenta mille difetti: poco sale, troppo formaggio, troppo cotto, poco sugo, troppo abbrustolito, e alla fine invece il sapore è buono, ma è bello vederla stizzita e lamentosa, punzecchiarla, innervosirla e poi farsi perdonare.
In fondo sono solo semplici giochi d'amore. Non va bene niente e invece va bene tutto.
Il gioco del "se mi tieni il broncio è più stuzzicante fartelo passare".
"Comunque, resta il fatto che quel tipo non mi piaceva - lei riprese versando altro vino - era strano, troppo maliardo, sottile... non sò.. mi ha messa a disagio"
"Bhe, inizia a sperare che non diventi un cliente fisso allora, altrimenti dovrai ripassare il significato di fiori, piante ed arbusti!"
"Seee.. metto sul bancone un libro e gli dico: trovatelo!"
"Si, decisamente.. adesso è chiaro, otto anni fa sono stato conquistato dalla tua estrema e raffinata gentilezza"
"..."
"Bhe, se dovesse ritornare fammi sapere quali altre richieste ti rivolge, potrei fare di lui una cavia"
"Riesci a pensare ad una persona senza rivestirla di termini come cavia, esperimento, oggetto di studio e simili?"
"Si, quando penso a te mi viene in mente il termine "moglie": credimi, è sufficiente"
Molto probabilmente il secondo piatto avrà poco sale, o troppo condimento.
Il complice gioco della stizza ha preso il via.
Questa sera le luci della cucina e del salotto non resteranno accese a lungo.

Gli ultimi raggi del sole si aggrappano e si strappano dai rami degli alberi neri, mentre inevitabilmente il cerchio di fuoco scivola via dietro l'orizzonte. Folle e inconsolabile, si chiede chi mai allieterà questo mondo mentre lui ricopre l'altro mezzo.
Un ultimo raggio, troppo innamorato del luogo, si avvinghia alla Luna per continuare a sbirciare.

mercoledì 11 luglio 2007

solo un imprevisto

Hai presente quando un papà o una mamma portano a spasso il loro bambino e gli promettono che sulla via del ritorno passeranno dalla gelateria che produce quei gelati tanto buoni che sono così cremosi che fanno impazzire e poi se vuoi ti mettono anche la panna sopra e il bambino è felice e per tutta la durata della sua passeggiata pensa al gelato che si gusterà tornando verso casa quando poi ecco al ritorno la strada che intraprendono non è quella dove si trova la gelateria perchè si è fatto tardi e devono rientrare in fretta e quindi il gelato si deve rimandare ad un'altra volta?


Hai presente quando ti sembra che il tempo proprio non ti basta e sai perfettamente che in realtà sei tu che non te lo sai gestire e che è vero che il lavoro è tanto ed è anche vero che la sera la stanchezza è sempre troppa però sai benissimo che il tempo per una telefonata veloce si trova e invece tu non lo vuoi trovare perchè dici che lo stress ti impedisce persino di renderti conto quando non stai facendo nulla di importante e magari giocherelli con il telecomando o ti butti su una poltrona senza avere la forza nemmeno di parlare e vorresti dimenticare ogni impegno e ogni affanno e ti scalzi di dosso anche il pensiero di quelle persone che volevi sentire?


Non possiamo farci nulla ed è perfettamente inutile negarlo perchè tanto è vero che alla fine i piccoli contrattempi ci indispongono e ci rendono tristi e afflitti come se ci trovassimo di fronte a tragedie ben maggiori e magari ci sentiamo anche un pò soli perchè vorremmo avere accanto le persone che amiamo e invece sono distanti talmente tanto che nemmeno il telefono può raggiungerle visto che oltre alla distanza fisica poi si ci mette anche la mancanza di tempo da dedicare a ciò che ci fa bene e accumuliamo amarezza e alla fine siamo deboli e insicuri e crolliamo come foglie quando arriva un contrattempo che ci priva di un piccolo piacere o che ci tiene lontani da un pò di calore.

venerdì 6 luglio 2007

metti una notte rosa a rimini






si, metti una notte che non è
notte, metti una notte rivestita
di labile rosa, metti la solita città,
che diventa una nuova
città, avvolta da un manto di luce incantata.





metti anche noi, che ci muoviamo
lentamente e volgiamo al cielo lo sguardo,
metti che cerchiamo la luna, per vedere
se anche lei eclissa il bagliore latteo
e arrossisce viziosa.


metti una notte senza sonno, insonnia
voluta e non temuta,
metti una notte ricoperta di rosa, troppo
intenso il colore, tant'è che non svanisce,

quando invece svanisce il buio,
mentre il sole sorge, tuffandosi
a sua volta in un mare di fragola.


Dall'alto in basso:
Fontana Quattro Cavalli - Rimini
Grand Hotel - Rimini
Alba sulla Spiaggia - Bellaria

1 Luglio 2007, Grazie a chi ha condiviso con me la magica tinta di una notte.


mercoledì 4 luglio 2007

dai Luoghi nascono le Parole

Rallenta il passo, assapora il profumo, percepisci il suono.
Fermati.

Non ti si è svelato del tutto solo perchè non sai ancora dove tu vuoi arrivare.

Abbandonati a te stesso, è necessario, siediti magari, anche a terra va bene, sostengo da sempre "la comodità prima del pensiero".
Adesso, decidi pure dove "essere".


Sei lì, nel luogo che desideravi contemplare.
Ne hai deciso le sembianze, lo spazio-tempo, l'orizzonte.
E' tuo.

Non è necessario che ce lo illustri, non ancora, è inutile tentare di descrivere il gusto di un dolce alla sola vista degli ingredienti.
Devi prima comprendere cosa hai mescolato insieme.

Si tratta di un ricordo d'infanzia? di un posto offuscato, di uno squarcio amato e perduto che desideravi richiamare?
Fai attenzione, se il tuo luogo è lontano nel tempo devi ritrovarlo com'era allora, con gli occhi antichi, reciderlo dall'adesso.
Oggi lo guarderesti da estraneo, oggi ti sembrerebbe cambiato, perchè tu sei cambiato.
Il trucco è: recuperane il ricordo, recuperando il ricordo di te.
Ci sei? ti vedi bambino, fanciullo, più ingenuo, vivace, vulnerabile, forte, diverso?
Allora socchiudi gli occhi lentamente, è nel buio che potrai delinearlo, sfiorandogli l'anima.

Attento!
Non ti ho avvisato prima, potrebbe accadere che la sua apparizione non sia piacevole,
che ti si riporti in mente un posto che non volevi rivedere, lo avevi cancellato apposta - forse, soffocandolo nel dolore, strappandogli via le spoglie con morsi di rabbia.


Se ti fa male,
allontanati un attimo.


Potrebbe anche accadere che il luogo in cui adesso ti trovi non esiste, o se esiste non ne hai mai varcato il suolo: lo hai sognato, lo hai fantasticato, era lo scenario della fiaba che ti raccontava voce-di-mamma quand'eri piccino, o forse l'avevi costruito pezzo dopo pezzo grazie alla mirabile penna di uno scrittore - era lo scenario di un racconto, di un romanzo, divenuto per te vivo e vero.
Forse in quel luogo cercasti le tracce di un assassino, le prove di un crimine, studiandone ogni dettaglio descritto.

Stranamente potrebbe anche metterti a disagio - ascolta, quel senso di lutto che lo pervade non è poi così immaginario.

Non volendo torni dove ha giocato la morte, dove ti ha esasperato ridendoti in faccia, di una risata tenera però, come mamma che prende in giro il suo bambino caduto.

Ti allontani di nuovo con violenza, ma stavolta - si, stavolta,
atterri dove ha giocato l'amore.
E ti si scioglie dolce la tensione, debolmente.

E' il luogo dove ricordi, ti piace
fare
l'amore.
Dove diventi fragile come una foglia secca e forte come vento.



Bene - qualunque sia il posto che adesso nella mente hai fermato, ripescato, scovato, ricordato, immaginato, qualunque sia..

Assorbine l'essenza. Ingoialo. Deglutisci.
Fatti riempire, una, due , tre volte.


Poi prendi tutte le parole che possiedi, ricercale, rincorrile, sono capricciose - lo sò, le segui con la mente ma quando stai per afferrarle perdono il senso, meglio inseguire farfalle - è vero, ma le farlalle catturate non conducono in nessuna via, le parole si, quando le hai prese - le hai prese? bene, adesso..

mostracelo.

Dipingici il tuo luogo, la sua atmosfera, suonacelo, cantacelo, portaci lì con te.
Ascolta le sue parole e usale per svelarcelo nelle tue sensazioni.


Hai visto quello che volevi vedere, sei stato dove sei voluto andare, hai ricordato quello che volevi ricordare.

Solo le parole ti si sono imposte - impossibile trattenere il bambino al termine della gestazione, esce, vuole la vita, vuole vagire e narrare l'abbraccio passato della placenta.
L'uso che farai di queste parole suscitate, dipende da te.

Stai fermo, gusta il profumo, ascolta il suono.
Vivilo.