L'uomo che vendeva parole - Intro
Il paese era piccolissimo e sorgeva su una grande roccia.
Attenzione, dovete immaginarvi un paese davvero piccolissimo, uno di quei luoghi dove tutti gli abitanti sono personalità importanti e conosciute, perennemente sulla bocca della gente: di tutti si conosce tutto, di tutti si parla, nessuno passa sottobanco, di tutti conosci l'albero genealogico per almeno quattro generazioni.
Il paese, dicevo, era piccolissimo ma tanto, tanto bello da guardare.
La grande roccia sorgeva in una valle di ulivi che declinava dolce verso il mare. Alle spalle dello spuntone, invece, una lunga fila di montagne. E lui lì, solo, sorto dal nulla, un cono di roccia posato da un invisibile architetto insoddisfatto dalle montagne e dalla pianura; no, non andavan bene per costruirci il paese che aveva immaginato.
Le case sembravan sorte dal nulla, incollate sulle ripide fiancate; le viuzze serpentine s'innalzavano orgogliose verso la cima.
E in alto, proprio sulla punta, il nostro architetto aveva livellato il terreno per posarci un castello; la rupe dominava lo spazio circostante, donargli la corona fu un dovere.
Nel piccolissimo paese ci fu un tempo in cui il castello accolse ricchi signorotti e baronetti. Oggi è completamente vuoto, decrepito, un rudere che reclama ancora il suo posto in un mondo che di castelli non ne vuole più; mi dicono però che i signorotti sono ancora ben accetti.
Ai piedi del castello vi erano spettri di case, abbandonate e semicrollate, alcune a causa dei terremoti, altre a causa della partenza delle famiglie proprietari. Il vuoto, si sa, non può sostenere muri e soffitti.
In piedi ce n'eran poche: parlo delle case dove qualcuno tornava nel periodo estivo per trascorrere dei giorni immerso nel silenzio e nella pace degli ulivi.
Una delle costruzioni situate in alto in origine fu adibita a magazzino, mai troppo utilizzata, per anni grigia e blindata. Una catapecchia dalle finestre invase di ruggine e vento.
A guardarla adesso, invece, appariva graziosa e gentile, dipinta color del grano.
Le finestre socchiuse, azzurre, odorose di vernice fresca.
Il nuovo inquilino è un uomo taciturno.
Muto ha fatto il suo ingresso nel paesino in una sera di pioggia tiepida e silenziosa; muto lo ha attraversato; muto si è recato sicuro verso la catapecchia abbandonata; muto l'ha sistemata in brevissimo tempo, senza chiedere aiuto ad una sola anima.
Poi, ha iniziato a vendere parole.
Proprio così, parole.
Sacchetti e confezioni di parole, per ogni esigenza.
La gente del paese, inizialmente, fu in preda allo stupore, esattamente come te adesso.
Se hai capito bene la natura del nostro paesino piccolissimo, potrai immaginare il chiacchiericcio feroce che insorse al suo arrivo; per i primi mesi non si fece altro che (s)parlare dell'uomo paroliere.
Ma lui sembrava ben conoscere le dinamiche che caratterizzano il chiacchiericcio dei paesi piccolissimi: li ignorò e si calmarono.
Pian piano riuscirono ad abituarsi all'idea di avere come vicino di casa un uomo che per guadagnarsi da vivere, vendeva parole.
Mi piace. C'è un pizzico di Rodari. Continuala.
RispondiEliminaSì, è un ordine.
Solo una domanda (lo sai che son curioso):
RispondiEliminaambientazione reale o inventata? :D
Aspetto il seguito anche io ;)
F.G.
continua, continua :P
RispondiEliminaAmbientazione...... mmmm...
il paese è reale, è il mio paese natale^^