venerdì 1 giugno 2007

Ho Sepolto il Cuore

Ho sepolto il cuore per impedirgli di perdere il senno.

L’ho sepolto in terra umida, scura, fredda come pietra antica, dal profumo pungente che assale intenso appena la smuovi a fondo, inaspettatamente morbida al contatto delle dita tremanti che vi si insinuano randagie.
L'ho sepolto in una terra affamata che gli si è appiccicata addosso, svelta, smaniosa di possederlo ed assimilarlo fatalmente nella morsa.

Ho sepolto il cuore e l’ho sepolto in una sera tiepida, con le mie sole mani, raspando con le unghie, infrangendo la resistenza della crosta che schiacciava il terreno, ho scavato io, io sola. L’ho deposto senza una lacrima di addio.

Il luogo in cui l’ho sepolto è ben custodito, celato agli sguardi da una coltre di edera silenziosa, discreta, insinuatasi col tempo tra le fessure di ogni arbusto. Un verde mantello che lo protegge senza nulla aspettare, così come i rovi vegliarono il placido sonno della Bella, senza conoscer fretta.
Fragile custode sembra a prima vista, quasi adagiata con leggerezza.
Ma in realtà violenta è la sua presa, asfissiante il suo tocco, timore non incute con spine e rovi, ma con un abbraccio che tutto ricopre, senza spiragli, che si caccia dentro, si impianta come corpo sprofondato in un letto.

L’ho sepolto e l’ho lasciato ricoprire dall’edera. Non credo avrà mai voglia, lei, di rendermelo indietro.

Lui continuerà a sussultare, ancora e poi ancora.
Io so che quando tu passerai in quella radura, facendo scricchiolare il tappeto di foglie secche ad ogni passo, all’improvviso ti sentirai inquieto come fossi scrutato nel segreto. E penserai che la suggestione dei luoghi partorisce fantasmi come il deserto genera le fate morgane.
Tu non saprai, ma la verità è che di quel cuore avrai percepito il respiro.


Ho sepolto il cuore perché m’impediva di ragionare.
Perché si confondeva spesso, si lasciava ammaliare con capriccio, perché non voleva star solo, perché voleva svincolarsi da ogni controllo.

L’ho sepolto perché mi schiacciava e mi inebriava, dissennato come un bambino irrequieto.

L’ho sepolto perché non voleva più appartenermi.

Leggera sono adesso, non devo più sforzarmi di trovare, al sorgere di ogni alba, il coraggio di affrontare giorni troppo felici.


* ringrazio Dario per la foto.

3 commenti:

  1. Questo racconto mi ha fatto venire i brividi... brrrrrr...
    è incredibile come usi le parole, come sai colpire l'anima di chi le legge... sono rimasta senza fiato!

    Continua così tesoro!

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  2. Stupendo Dona! Non trovo parole per descrivere quello che hai scritto!
    Ely

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  3. Kate: grazie tesoro ^^ effettivamente ammetto che anche io ho avuto i brividi scrivendolo, l'ho vissuto un pò troppo eheh ^^

    Ely: grazie...davvero tanto Ely.

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